Per non trovarci magari – dopo Salvini – la destra estrema burbanzosa e vincente. Ora sappiamo che più o meno in primavera ci sarà il problema del vaccino anti-Covid, e viene da chiedersi se le cose funzioneranno allo stesso modo. Cioè se dovremo rincorrere la nostra iniezione di tranquillità, rincorrerla, telefonare a raffica, chiedere agli amici – oppure pagare, corsia preferenziale per cittadini solventi. Allo stesso tempo, per onestà e completezza, va detto che sì, in effetti, non è facile assolvere la politica così come la vediamo oggi. Non per nostalgia, ci mancherebbe, ma le svolte politiche appartenevano un tempo a noiose consuetudini e riti, tipo discussioni interne, votazioni, congressi (qui un po’ esagero), persino discussioni nella base , e comunque scontri tra affinità e divergenze. Oggi – superate quelle vetuste antichità – uno va a letto sovranista amico di Orban e si sveglia europeista fan della von der Leyen, come un Gregor Samsa alla rovescia, che si corica scarafone e si sveglia persona normale.

Nessuno che dica “meglio Marchionne dei sindacati”, per intenderci. E’ legittimo lo sconcerto e anche l’accorato appello, che confina col piagnisteo, che confina con le minacce, va bene, si chiama pressione politica. Il partito del Pil, qui, sono milioni di italiani che lavorano, e anche loro a caccia di qualcuno che li rappresenti in un Paese senza sinistra. Ora, seguendo i ragionamenti di Calenda, potremmo chiederci cosa farebbe più inorridire Berlinguer, se lo scandalo di dare un sostegno ai più poveri o il fatto che in Italia vivano milioni di lavoratori galleggianti sulla soglia dell’indigenza. Magari, che so, Berlinguer si chiederebbe come mai siamo tra i pochissimi paesi a non avere un salario minimo fissato per legge.

“Ci credo, ci credo” disse senza troppa convinzione Mattia guardandosi ancora attorno. Non vedeva ancora nessuno né venire né tornare. Il giocatore di biliardo si diede segretamente un pizzicotto sul fianco per cercare di capire se stesse sognando o meno. Si accorse di essere perfettamente sveglio e che quello che aveva davanti, il bimbo con gli occhialoni tartarugati, esisteva ed era anche discretamente ridicolo in quegli abiti così grandi. A un certo punto mi ero addormentato sulla http://migageing.uw.edu.pl/2021/09/07/winorama-non-mi-paga/ panca del parchetto come faccio praticamente tutti i pomeriggi.

  • E Sala saprà fare ciò per cui è stato incoronato, cioè attrarre i moderati di destra?
  • Corro in auto, schivo il lago che cresce, slitto sul fango, attacco il prossimo.
  • “Sai, Cloud, è un concetto difficile da spiegare a te, ma esiste una cosa chiamata vita, e in questa cosa ci sono delle altre cose chiamate doveri, e a volte queste cose ti danno da pensare.”
  • Gli avevano dato la schiena e lasciato che la voce gli diventasse roca a furia di chiedere dove avessero portato il figlio.

Non basta un polo elettrico a suscitare una scintilla, ce ne vogliono due. Peter Brook ci ha insegnato che la tensione tra chi è in scena e chi sta in platea è come una corda di violino. Solo la giusta tensione fa sì che la corda possa risuonare.

Quindi pregherei Salvini di non andare di qui e di là a pregare per conto mio, o a mio nome, o anche solo per procurarmi un qualche vantaggio. La trappola dialettica che “bisogna difendere il lavoro e non i lavoratori”, sbandierata spesso da chi freme dalla voglia di licenziare, significa alla fine che ciò che producevano in due lo produrrà uno solo, e l’altro cazzi suoi. Si riproporrà, insomma, su larga scala il cottimo e l’erosione dei diritti che vediamo oggi sui piazzali e sui camioncini della logistica. Si assiste invece al feroce giochetto delle criminalizzazioni, nascosto dietro la formuletta facile “no-vax”, per cui si attribuisce agli scettici (non tanto sui vaccini, ma sull’impianto generale del green pass) una specie di tendenza al nichilismo. https://aboulmagd.cu.ma/quali-sono-i-nuovi-casino-online/ Vedremo con il tempo se il greenpass sarà la nuova app Immuni, cioè un fallimento, oppure se porterà qualche vantaggio. Nel frattempo, mettere in discussione la gestione dell’emergenza pandemica in Italia sembra ancora un tabù, anche se le circonvoluzioni, gli arabeschi e i comma 22 si sprecano.

Gli splendori e le tragedie dell’esistenza dei popoli nella voce che riecheggiano sulla terra. Adesso la mia barba è una sicurezza, una certezza, una delle figure femminili che amo. Non devo più temere che non ci sia, il che mi permette di concentrarmi su altri miei punti deboli, sulle altre mancanze che percepisco dentro di me; ma anche di guardare con più attenzione cos’ho di altro, dentro e intorno. La barba, in un certo senso, mi ha permesso di espandere la mia persona in modo che fosse davvero un’entità nello spazio e non più solo l’ombra di se stessa, alla continua ricerca di un valido nascondiglio, troppo impegnata a non farsi vedere per potere vedere il resto. Ha una forza diversa, ora che è una parte strutturale di me; è la maschera che non temo di portare, perché anziché nascondermi mi rivela agli altri. Sono diverse le cose per cui provo vero amore, ma si contano sulle dita di una mano.

Anche il 25 per cento è un numero che torna, perché è quello che prese Bersani quando “non vinse” le ultime elezioni. Una percentuale che Renzi e renzisti irrisero in tutti i modi, facendone oggetto di scherno e di sarcasmo… “Noi non siamo quelli del 25 per cento! ”, diceva ieri quello che oggi spera di arrivare al 25 per cento. Verso le cinque del mattino può insorgere una certa debolezza, rallentamento dei riflessi, torpore. Si consiglia, per restare svegli, di intavolare un’eccitante discussione sulla legge elettorale che bisogna fare al più presto, ma con quale maggioranza?

I podcast di solito si sentono da soli, in cuffia. Desideravo mettere in chiaro da subito, in un punto importante come la sigla, che ricorre in ogni episodio, quell’«anche per me», perché si capisse che c’era un motivo profondo e personale per cui stavo raccontando quella storia. Non ero una semplice osservatrice, ma una persona che ha potuto avere un certo tipo di vita anche grazie a quella storia che stavo raccontando. Non so quanta consapevolezza ci sia stata nel farlo, ma c’è stata sicuramente una necessità nella scrittura.